Le parti comuni del condominio ai tempi del coronavirus

Per molti di noi stare a casa in questi giorni significa vivere in un appartamento in condominio. Se la realtà condominiale spesso non è facile già in tempi ordinari, lo diviene ancor meno in un momento in cui si è tutti a casa, spaventati, forse più nervosi, attenti in modo maniacale a quello che fa l’altro. Il vicino viene guardato con grande sospetto. Le considerazioni giuridiche devono necessariamente essere integrate dal senso civico e dal dovere di tutelare se stessi e gli altri, al di là di ciò che sia strettamente vietato o consentito. In ambito condominiale si assiste a situazioni estreme, passando dalla “caccia all’untore” e dagli insulti verso i sospetti malati ai capannelli negli spazi comuni. A differenza che nelle abitazioni singole, è un dato di fatto che in condominio coesistano diversi nuclei familiari, che devono reciprocamente tutelarsi. La normativa sia di rango statale che regionale susseguitasi (e sovrappostasi) nelle ultime settimane ha vietato gli assembramenti in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Gli spazi comuni condominiali, giardini compresi, sono considerati dalla giurisprudenza come luoghi aperti al pubblico, in quanto, pur essendo di proprietà privata (dei condomini), sono aperti al transito e all’accesso, oltre che dei condomini stessi, di terzi (parenti, collaboratori, fornitori etc.). Di conseguenza negli spazi comuni sono senz’altro vietati gli assembramenti e deve essere rispettata, anche tra sole due persone non appartenenti allo stesso nucleo familiare, la distanza di sicurezza. Il Codice Civile prevede il diritto di ciascun condomino a servirsi della cosa comune purché non impedisca ad altri di farne parimenti uso. Tale principio deve essere coordinato con le esigenze legate all’attuale situazione. In un momento in cui è richiesto il distanziamento sociale esso si può tradurre, ad esempio, nell’uso turnario del giardino condominiale per attività motoria e nell’ingresso di una persona alla volta nell’ascensore. L’amministratore ha il potere di disciplinare l’uso delle cose comuni in modo che ne sia assicurato il miglior godimento a ciascuno dei condomini. In virtù di tale potere molti amministratori sono intervenuti in questi giorni prevedendo regole del tenore di quelle citate, il cui scopo è quello di garantire l’uso delle parti comuni a tutti i condomini (evitando monopolizzazioni da parte di alcuni) e insieme prevenire la diffusione del contagio negli stabili. Ovviamente i soggetti positivi al Covid 19 e in quarantena devono restare rigorosamente nelle proprie abitazioni (vige il “divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora”), escludendo, a quanto pare da intendersi, anche qualunque transito nelle parti comuni condominiali, pena le gravi sanzioni in vigore. Essi devono provvedere alla raccolta dei rifiuti, seguendo le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità. Non constano indicazioni specifiche sulle modalità con cui tali rifiuti possano pervenire ai locali di raccolta condominiale. Dovendosi escludere che vi vengano portati direttamente dai soggetti positivi o in quarantena, il problema, che sembra banale ma che impatta non poco sulla comunità condominiale, non potrà che essere risolto dall’amministratore, garantendo al contempo il servizio ai condomini tenuti all’isolamento e la tutela degli altri. Riguardo all’igiene delle parti comuni, molti amministratori hanno applicato in via prudenziale le linee guida del Ministero della Salute per la pulizia degli ambienti dove abbiano soggiornato casi accertati di Covid-19, disponendo sanificazioni straordinarie, a prescindere dall’effettivo accertamento di casi (del resto, come noto, molto ridotto rispetto ai numeri reali dei contagiati). Ove previsto, come il Lombardia, l’obbligo di indossare la mascherina fuori dalla propria abitazione, per cautela e ratio pare che ciò debba valere anche negli spazi comuni condominiali. Si pensi alle scale, all’atro e a tutti gli ambienti chiusi, dove transitano persone appartenenti a nuclei familiari diversi. Da ultimo non si può non richiamare il principio costituzionale di solidarietà, che proprio nell’ambito del condominio si auspica possa trovare molteplici occasioni di attuazione, dalla spesa per il vicino anziano all’autoisolamento rigoroso anche in assenza di diagnosi, evitando di usare le parti comuni in presenza di sintomi sospetti.

About

Leave a Comment

Start typing and press Enter to search